Biografia

David Campana, in arte PANIC, è nato a Chiaravalle (AN) il 12 novembre 1980.
Il disegno, i fumetti e la pittura sono le passioni di una vita. A 16 anni entra in contatto con la cultura hip hop, e con il writing in particolare. Prende la sua prima bombola spray e inizia a dipingere firmandosi PANIC.
Dopo la maturità scientifica, si laurea presso l’Università Alma Mater di Bologna alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di arti visive (DAMS), specializzazione in Arti visive, con la tesi di laurea dal titolo
“Tracce di colore con un codice, per una semiotica del writing”.
Già dai primi anni bolognesi collabora in maniera sempre maggiore con Speeddrawing5, studio di documentazione tecnica, specializzandosi in disegno tecnico e acquisendo nozioni sulla manualistica, sulle documentazione tecnica e sulla grafica in generale.
Il percorso di studi si evolve parallelamente a quello lavorativo; infatti, dopo Bologna, Campana frequenta a Roma l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, affinando le conoscenze del percorso accademico e diventando così un grafico pubblicitario a tutti gli effetti.
La passione per lo spray continua e, col tempo, quello che per anni è stato un semplice hobby si rivelerà qualcosa di più: vengono commissionati i primi lavori, sia per abitazioni private sia per locali e/o negozi aperti al pubblico.
Il supporto varia dalle pareti (interne e/o esterne) alle tele e ai pannelli di misura più ridotta.

«Quando il soggetto che sto dipingendo è una figura umana, il dettaglio che lascio per ultimo sono gli occhi. Una volta realizzate le pupille il dipinto prende vita».

David Campana rappresenta artisticamente quel melting pot tipico della contemporaneità, che proprio nel paradosso fonda le sue basi logiche. Nella poetica di questo giovane artista convivono diverse anime: la prima di stampo tendenzialmente rinascimentale, la seconda più espressionista; infine, una terza, marcatamente più contemporanea e più pop.
Dal Rinascimento David acquisisce gli elementi essenziali che caratterizzano quel determinato periodo e cioè l’impostazione prospettica e l’attenzione all’uomo come individuo, nella sua fisionomia e nella sua struttura anatomica. Dall’Espressionismo, invece, egli assorbe quella propensione a privilegiare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.
Dalla più recente pop art, invece, David riprende lo stesso appellativo “popolare” inteso come arte di massa, cioè prodotta in serie. E poiché la massa non ha volto, l’arte che la esprime deve essere il più possibile anonima.
Alla base di ogni dipinto c’è una costante tensione tra una condizione di omologazione socio-culturale e uno spaesamento individuale che, per quanto possibile, reclama la propria indipendenza attraverso un atteggiamento in qualche modo provocatorio, che vuole scuotere un tessuto sociale quasi totalmente atrofizzato.
I soggetti sono per la maggior parte volti o silhouette intere, in stile realistico e con una particolare attenzione ai contrasti tonali.
I contrasti di qualsiasi tipo, da quello cromatico a quello stilistico a quello concettuale, sono il punto chiave di ogni suo dipinto.
Lo scopo è quello di creare un impatto emotivo istantaneo.
La comunicazione empatica che si vuole creare tra il dipinto e l’osservatore non deve raccontare una storia che in seguito susciterà un’emozione, bensì l’esatto contrario e cioè trasmettere un’immediata emozione che nasconde una storia ogni volta diversa a seconda di chi guarda.