Biografia
Si crede spesso che il viaggio di un artista si possa descrivere solo come una sorta di linea a salire, una via con un punto d’arrivo, un apice addirittura, come se non ci fossero incertezze sulla strada, come se ogni passo portasse inevitabilmente al successivo quasi come unire i punti di una figura già decisa; nel discorso in questa forma non c’è sconquasso non c’è incertezza l’analisi è pulita la comunicatività assicurata. A volte però questo modo risulta dovremmo dire inadeguato e lo è in questo caso che più propriamente dovremmo raccontare di una sinusoide, metafora di più incerto effetto ma foriera di possibilità esplorative e varianti perfette necessarie.
Quella di Dalila Chessa è una sinusoide ardita che muove forme espressive diverse tra le pieghe di una ricerca inquieta ma ferma, che si lascia esplorare in ogni fisionomia possibile. Non già concetti che si rappresentano con una precisa, nel senso di decisa a tavolino, forma artistica ma le forme d’arte che indagano la ricerca. Una sorta di capovolgimento dei ruoli, lo scardinamento delle regole, un gioco dei sensi, della percezione.
Sara Filippi