Biografia
Pittore, illustratore e graphic designer con sede a Napoli, si è laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 2009. Da allora lavora e collabora con i maggiori brand nazionali ed internazionali e diverse agenzie pubblicitarie.
Ciò nonostante, continua a produrre arte per il puro desiderio di creare.
Mario Sepe, nella sua pur giovane esperienza artistica, propone la gestualità come atto fondamentale di libertà istintuale di tutte quelle energie interiori rivolte verso una costruttività positiva dell’esistenza.
Le sue opere, formalmente ricche di principi decorativi hanno al loro interno un’energia portante che le rende armoniose, vivaci, calamitanti, vi si respira il palpito vitale di una natura sottesa, invisibile, ma oltremodo presente e viva, reinventata per un futuro estetico innovativo sentito vicino, a portata di mano solo lo si voglia cogliere con determinazione.
L’arte di Sepe sfugge la mera decorazione ed anche la facile catalogazione, perché evidenzia l’espressione autentica di quell’energia interiore che solo le personalità che sanno ascoltarsi fino in fondo possono elargire con giusto equilibrio e convincente sicurezza.
La distinzione di fondo che separa il giovane artista dalla filosofia classica dell’arte informale sta nel fatto che, mentre la gestualità del tracciare il segno o dello stendere il colore tipica della tradizione informale rispondeva alla volontà dell’artista di rappresentare alcunché, ovvero voleva essere ‘altro’ dalla realtà, al contrario nel pittore napoletano, pur volendo essere ‘altro’ dalla realtà, non desidera restarne fuori, non tenta di negarla anzi ne risalta il valore positivo, ne sottolinea l’estetica, anela ad estrapolarne la vitalità gioiosa che nella quotidianità di questo nuovo millennio si tende a lasciare piuttosto in disparte.
Unitamente alla caratteristica non più distintiva tra fisicità spazio –temporale e realtà autonoma professata dall’estetica informale e ribadita da Mario Sepe, non dobbiamo trascurare un altro elemento base della poetica di questo giovane artista e cioè la predisposizione all’onirico: l’automatismo psichico già teorizzato da Breton ma praticato dall’arte di Salvator Dalì e dei Surrealisti è un importante tassello per far emergere l’inconscio e fa parte del bagaglio culturale di M. Sepe ma mentre Dalì classificava questo automatismo psichico con il nome di ‘metodo paranoico-critico’ nel pittore italiano si modifica (proprio attraverso la lezione di Dalì) in un concetto più meditativo e si concretizza nell’esecuzione di getto, dunque imprimendo l’emozione direttamente sulla tela prima di smarrirne la purezza. Il sogno catturato nell’istante preciso in cui si manifesta è un sogno di speranza, un anelito all’ evoluzione spirituale che non può certo essere sottoposta ad una ideologia, quella contemporanea, oramai priva di vitalità, che mette il mondo materiale al centro di tutti valori esistenziali.