Biografia

Il mio interesse è legato a tutti quei processi che si danno di per sé come fallimentari. Credo che il fallimento rappresenti una sorta di allegoria dell’intero processo artistico, nel quale si mira ad una perfezione che ovviamente non può essere raggiunta ma solo avvicinata. Come artista sento l’esigenza di sfidare continuamente i miei limiti attraverso l’esibizione di azioni che possono risultare inutili nella loro assurdità. In generale credo che il legame che si instaura tra il fallimento e l’assurdo sia il principio stesso della vita, in cui viviamo la nostra condizione di esseri finiti in un tempo ed in uno spazio che si danno come infiniti. In maniera analoga nei miei ultimi lavori ho allargato il campo della mia ricerca a diversi processi di apprendimento legando questi alla mia stessa attività processuale e performativa. In tal modo intendo utilizzare l’atto artistico come esperienza esplorativa e conoscitiva del mio stesso io autoriale, esibendo in maniera plateale la mia incapacità di utilizzare un qualsivoglia media o mezzo artistico e installando così una relazione tra apprendimento e fallimento basata su un ironizzazione del mio ruolo artistico. Da un punto di vista strettamente formale cerco di costruire diverse suggestioni che producano insieme delle narrative possibili, lavorando su diversi blocchi di significazione e lasciando al fruitore il compito di tracciare un proprio percorso autonomo all’interno di esse. Mi piace pensare a me come al sceneggiatore e all’addetto al montaggio di un film in cui manca però la regia e io sono l’unico attore presente.