Biografia

Via, via, via disse l'uccello:
il genere umano non può sopportare troppa realtà.

[T.S. Eliot “Quattro Quartetti”]



Non so se Roberta Dallara sia d’accordo con il grande poeta.
E’ vero: nella sua tela c’è tutto il grave del vivere, donne sorprese nelle loro stanze in dolente riposo, nello sguardo che si protende alla finestra, oltre il punto di fuga dei tetti.
Chiavi, bollitori come “oggetti di scena” e – icone dei nuovi Dei – cartelloni di film che assistono dai muri.
Si, questo mondo, questa realtà non è sopportabile “in sé”.
Proprio qui, sull’”in sè” che Roberta lancia – timida, spavalda – il vivo colore della sfida.
Oltre il chiuso delle stanze e delle apparenze, oltre il viluppo dei pensieri, la realtà è misteriosa promessa.
Ci sarà del vino nuovo anche per una vecchia, ancora una volta la terra offrirà la perfezione della cipolla e delle rose.
Roberta vince qui: nel suo dipingere non c’è né graziosa maniera né cortese consolazione, brilla solo lo sguardo che, proprio perché guarda, capisce.
Che la realtà si può sopportare perché – misteriosamente, ostinatamente – porta.


Stefano Del Magno