Biografia
Artista triestino autodidatta, una volta andato in pensione si è dedicato alla pittura e alla lavorazione del legno. Da queste due attività artistiche sono nati lavori che esaltano le sue personalissime idee creative. Predilige l'acrilico ma sperimenta anche altre tecniche insolite, quali lo smalto per le unghie. Usa in prevalenza materiali di recupero, in particolar modo il legno.
Una pittura insolita e di forte contenuto, questa di Alvise Vendramin. Anche se apparentemente i suoi lavori possono ricordare alcuni artisti delle Avanguardie dei primi del '900, sono lavori unici e molto personalizzati. Composti in vario modo hanno svariate forme: dal classico quadro alla lunga tavola. Interessanti sono i piccoli Totem; simili a stele egiziane, memori di storie passate, cerchiamo di decifrare il loro misterioso messaggio. Il primo globale impatto visivo di queste opere sono una sorta di caos perso dentro tanto colore. Quindi, ad una prima analisi, il complesso compositivo, può risultare assurdo e irreale.
Ma subito dopo l'enigma si scioglie nel ritmo della composizione e rivela l'intuizione pittorica che è lì e ci parla nella sintesi, nella semplificazione delle forme, nell'astrattismo che sfocia nel surreale. Con questa lettura possiamo "entrare" nella pittura di questo artista e scoprire così un caos tutto umano con tanti frammenti di vita sperduti tra linee e curve. Quindi non un Caos primordiale ma un Caos dell'umano vivere dove il grande spettacolo della Natura deve lasciare il passo a situazioni meno poetiche. In questo contesto così particolare il colore si fonde con la forma: sinuose curvature s'incontrano con cerchi, segni simbolici, oggetti, strane figure, porte che si lasciano attraversare da ipotetiche strade e finestre aperte pronte ad accogliere quel che c'è...
Tutto ciò è suddiviso da linee rette, quasi un "logo"presente in ogni lavoro, spezzando il contesto pittorico e inducendo a soffermarsi sui dettagli inconsueti. In tutto il contesto, le situazioni pittoriche trovano un forte sostegno nei colori. Le tonalità accese dei colori puri e non sfumati riescono a trasmettere emozioni forti e palpabili. Si scatena una tensione artistica che ci proietta quasi "fuori dal tempo reale" e che si placa nelle sinuose curve che fanno risaltare il ritmo della creazione artistica. Poi, ognuno è libero di elaborare il proprio sentire e riconoscere oggetti e situazioni a lui famigliari.
Alvise insomma, con i suoi "pupoli", come ama definirli lui, ci porta in una sorte di viaggio attorno e dentro di noi, come in un incontro ravvicinato con un altro "nostro mondo", quello racchiuso come in uno scrigno segreto, percepito ma difficile da vedere. Un ipotetico "specchio segreto" dove poter osservare il nostro vivere a volte veramente troppo caotico e poco "umano"... Ecco, si può dire che Alvise propone la sua visione di "quel che è" e di "ciò che è" la vita proiettando in questi lavori le immagini che arrivano dall'inconscio. Una pittura che emoziona è una pittura che sa avvicinare all'Arte e questa di Alvise è un'ottima proposta artistica che sicuramente si sta orientando verso strade molto interessanti.
(tratto dall’articolo apparso su Kritik a cura Gabriella Machne - curatrice artistica)