Biografia
Cenni biografici.
Ho frequentato fin da ragazzo lo studio del pittore Giacomo Malfanti. Negli anni ottanta e novanta brevi soggiorni a Parigi, a Montmartre per rivisitare l'arte di Pablo Picasso e Amedeo Modigliani. Ho sempre dipinto molto, paesaggi, nature morte e ritratti.
Gabriele Donelli
I volti " immortali " di Gabriele Donelli
Si rifà al passato ed alla memoria con una vena lirica l'artista piacentino Gabriele Donelli.
Animato dalla stessa passione per i classici della letteratura e della filosofia contemporanee, come un moderno Guttuso incontra nel suo percorso artistico autori d'avanguardia del calibro di Martin Heidegger, Jean Paul Sartre, Arthur Rimbaud, Samuel Beckett che sanno ispirare nuove suggestioni ed idee. Attratto da scrittori e letterati come Italo Calvino, Alberto Moravia, Isabel Allende, James Joyce, Franz Kafka, Eugenio Montale, Dino Campana, per citarne alcuni, tutti - come egli stesso sottende - " individui molto originali e stravaganti che quindi avevano delle notevoli qualità interiori a me affini "; Donelli si accosta anche ai grandi ritrattisti del novecento, omaggiandoli con la sua personale espressività segnica. Ed ecco nascere i ritratti di Georges Braque, Giorgio Morandi, Paul Cèzanne, Claude Monet, Alberto Giacometti, Renato Guttuso. Ritratti eleganti quanto insoliti, con un'accentuata e voluta bidimensionalità delle forme e degli spazi, tipici di una dimensione d'imprinting fauvista.
La particolarità sta nei visi, a volte incompleti e scarni, altre volte ricchi di dettagli e particolari che fanno del ritratto un'impronta senza tempo.
Gabriele Donelli si immerge completamente nel lavoro di invenzione e rielaborazione fisiognomica dei tratti somatici e caratteriali degli artisti che legge, sente, vive. Il suo è un lavoro di approfondimento, di studio che lo porta a sviluppare, con meticolosità ogni idea, ogni guizzo, ogni bozza che gli balena nella mente o che gli sembra congeniale all'idea che si era fatto di un dato autore. Ed è proprio in questi ritratti, a volte incompleti, che sembra risiedere l'anima del pittore piacentino.
L'intuizione e l'istintuale fluidità nella penna e nella matita, fanno parte della sua genuina raffigurazione, vere protagoniste di un'emotività pittorica unica. Anche l'uso dei pastelli è indicativo di uno status operandi non comune, come se dovesse in qualche misura ritornare al mondo dell'infanzia e della sua spensieratezza.
I suoi disegni, a pastello, matita e acrilico, trasmettono a volte - come egli stesso dice - " qualcosa che rammenta il fare suggestivo della leggerezza, quanto una circostanza dolce e strana ".
Negli anni ottanta dipinge soprattutto paesaggi, anche se cresce dentro di lui in modo chiaro e delineato l'amore per la scrittura, che lo porta in poco tempo a comporre parecchi racconti e poesie. All'inizio del duemila arriva ad una maggiore riflessione di sé e della sua opera, dove anche il modo di fare arte ne risente. " Riscopro le "Composizioni ", trovando una maniera nuova per rappresentare alcuni stati d'animo, intimi e personali che riguardano atteggiamenti spesso vincolati dai gesti. Questi particolari motivi non sono altro che delle evoluzioni a carattere metafisico, dove l'intenzione poetica che affiora qua e là, si riveste di occasioni ermetiche, quanto di situazioni ormai lontane nel tempo e nel ricordo ".
Autodidatta appassionato e metodico, Donelli inizia a disegnare fin da piccolo, rimanendo sempre fedele a se stesso ed al suo stile semplice ma efficace, visibile e riconoscibile grazie alla spiccata bidimensionalità dei volti ed alle pose ritratte, che non scadono mai nella mera caricatura del personaggio dipinto, ma divengono in un attimo, silenziose riflessioni esistenziali. In pochi tratti vi sono le peculiarità caratteriali dei personaggi esposti, come se l'artista entrasse in contatto con gli autori da lui letti ed amati e ne riportasse la sua visione interiore sulla tela. Si può quasi dialogare con quei volti, quegli sguardi, quei tratti somatici così particolari quanto caratteristici, tanto da capire immediatamente che stiamo osservando al di là della cornice.
Ma Donelli è così, contraddizione e particolarità, può piacere o non piacere, ma non porta mai con sé l'indecisione, l'ambiguità di un sentimento. I suoi ritratti rivelano a volte rudezza, spigolosità, e persino quella " geometria asimmetrica felicissima " tipica degli animi sensibili ( come scrisse Cesare Brandi in occasione del Jeux de Cartes di Stravinskij di Renato Guttuso ). Tutto è colore, emozione legata ai segni, all'interpretazione musicale di un volto ed alla sua espressività latente.
2012 Federica Giobbe
Gabriele Donelli deve essere indubbiamente un personaggio suggestivo e carismatico. Dico " deve " poiché non lo conosco o, meglio, lo percepisco solo attraverso i suoi lavori ( che vedo oggi per la prima volta ) ed attraverso la sua autobiografia, che mi è giunta asettica attraverso un file pervenutomi via e-mail, privo di ogni connotazione emotiva diretta. Credo che questo possa considerarsi un buon mezzo per esprimere il proprio giudizio neutro su di un Artista privo di ogni inferenza empatica diretta: la personalità dell'Artista è importante, ma è l'opera che deve parlare prima di tutto. Questa è l'impressione di lui che mi sorge in fantasia alla mente di primo acchito " leggendo " i suoi lavori.
La pittura che vedo è morbida, delicata, fatta di tinte gentili e tenui, color pastello, come lui stesso scrive nella sua autopresentazione: "uso volentieri i pastelli, come se dovessi in qualche misura ritornare a quando ero ancora un bambino".
La capacità di " ritornare bambino " e di vedere le cose con semplicità, con gli occhi di un bimbo e con il pensiero privo delle sovrastrutture di un adulto fa la differenza: concede di giungere all'essenziale con pochi tratti e poco colore senza dover utilizzare minuzioserie fotografiche nel racconto dell'immagine che vengono usate in altri stili di ritratto.
Ma attenzione: non si tratta, qui, di un giudizio su chi è più bravo rispetto ad altri che usano tecniche più definite e definenti: è semplicemente diverso. L'arte è sempre diversa e il costrutto di base da cui l'Artista parte conduce ad un evoluzione differente del tipo di espressione di un lavoro: si potranno avere opere basate su di una tecnica a carboncino, altre su di una tecnica ad acquerello, altre su di una ricerca minuziosa e fotografica iper-realista della realtà, altre ancora fondate sulla disgregazione dell'immagine reale frammentata in parcellarità astratte esaltate e deformata da una lente plurifocale surreale o, come, in Gabriele Donelli altre in cui la mano del bambino coglie quella parte (per lui) essenziale vista, appunto, dal bambino e traccia il segno semplice con timido colore.
Grazie di avermi riportato con i tuoi lavori ad una parte della mia infanzia che era rimasta in fondo ad un polveroso cassetto della scrivania della mia mente e che è stata " spolverata " dagli anni passati emergendo ora in queste righe.
2012 F. Lucertini