Biografia
Lavoro con la pittura, e parto da foto scattate su me stesso, su modelli fatti posare precedentemente, oppure prese da riviste di vario genere o dal web….
Considero quindi la parte pittorica, il secondo atto di un processo, che spesso succede alla scelta meditata o istintiva di un immagine, alla quale segue alle volte, una sua rielaborazione al pc , e che infine arriva alla tela, concretizzandosi spesso in poche sedute pittoriche. Il lavoro pittorico, rappresenta per me una meditazione su quell’immagine e su come essa possa essere trasformata o stravolta, dal suo significato e contesto originario. Lavoro di solito su grosse superficie, ,perché amo sentire lavorare tutto il corpo durante l’atto e perché attraverso queste, riesco a rendere maggiormente visibile il gesto attraverso la quale l’immagine viene creata. Cerco di utilizzare più medium pittorici oltre all’olio, come bombolette, pennarelli, carboncini,smalti, collage…. Guardo molto la tecnica utilizzata dalla street art, e , cerco di rendere più visibilmente possibile all’osservatore, la sua esecuzione. Mi piace l’idea di creare immagini che possano trasmettere un senso di immediatezza,spontaneità e libertà . Considero il momento della creazione una specie di performance… e lascio che anche l’intera composizione (prima studiata) accada e o si modifichi in maniera spontanea e poco meditata. Durante il processo di realizzazione dell’immagine, dò anche importanza all’alternanza dei più diversi materiali, ed anche alle diverse tipologie di movimento corporeo alla quale ricorro per creare l’immagine. Lascio che questa specie di happening del senso, del materiale e delle sensazioni, accada da solo… senza una volontà estetica diretta, non mi importa se tutta la superficie risulta coperta dal colore o meno, anzi la tela bianca visibile e nuda sotto, mi restituisce quel senso d’incompiuto e di libertà, di gioco infantile e approssimazione che mi appassiona molto...
Mi piace ricordare la frase dove si definisce l’artista visivo, semplicemente come un “creatore d’immagine”, e dove la tecnica è solo una scelta, forse un caso o una necessità.
Marco Fabozzi