Biografia

Parte dal corpo e dalla sua essenza materica il lavoro di Ludovica Virginia Roncallo. Il corpo diventa un puro e semplice medium, senza voler imitare in alcun modo Yves Klein, ma sfruttandone la sua "invenzione", rendendola personale e soggettiva. Quello che ne scaturisce è un'arte frutto di una sorta di performance, in cui la performance stessa è marginale e funzionale all'immagine: questa stessa concezione del corpo e del suo movimento come mezzo, può essere riferita anche ad altri artisti e forse a tutta la storia dell'arte. Cos'è l'arte di Jackson Pollock, se non ciò che resta del suo frenetico movimento? La pittura tutta, nasce dal corpo e dal suo agire. Ma il movimento nasce dalla mente. E' qui che ci troviamo a confrontarci con quello che è il risultato dell'azione. Le impronte di Ludovica Virginia Roncallo nascono da un'emozione e l'emozione è ciò che cercano nello spettatore, diventando una sorta di macchie di Rorschach, in cui non possiamo fare a meno di cercare qualcosa, trovare una narrazione, anche solamente cercando l'identificazione delle parti anatomiche dell'artista. Il nero diventa un colore denso di sfumature intense e sacre, avvicinandosi di più ad una sindone o a delle impronte preistoriche che non al Klein da cui eravamo partiti. Linea sottile che lega e tiene insieme queste opere è un pensiero costante alla fluidità ed all'acqua, in quanto elemento mutevole, di cambiamento, capace di lasciare segni, ma anche di toglierli.
a cura di Elena Guarnieri