Biografia

IL MIO E' UN MONDO DANNATO
DOVE IL TEMPO ESISTE.
Dormire e rimanere amorfo in questo letto che ormai odora stanchezza, bava e residui di cibo, tra scorrere veloce e scorrere lento.
Nell'impossibilità di alzarsi a causa degli arti inferiori quasi completamente atrofizzati, e del fiato già cedevole aggravato dal fumo di migliaia di sigarette; fedeli amiche rimastemi accanto dai tempi in cui il tempo scivolava ancora, tra i sussurri di un battito irregolare e rapido, e note basse che scivolavano per le sue mani.
Sono dannato al non sapere, non mi è dato, nè mi è lecito.
Inseguendo dio per poche briciole, per appena di sanità che ci autoprocuriamo in scambio col dolore.
Dio poi, gran buffone, si prende gioco di questa magra esistenza a noi concessa regalandoci visioni, unicamente visioni, di ciò che più desideriamo.
Ah! Perchè non si deve cedere alla tentazione, restando aggrappati a principi morali che crediamo ci identifichino; logori nella miseria.

Il sonno viene accolto con piacevole disperazione.
Nonostante non sia di ristoro alcuno per le mie membra lo cerco, lo inseguo e catturo prima del tempo dovuto, pregandolo a trascinarmi nell'oblio e nel non-tempo.
Ci sarebbe da chiedersi com'è che si è giunti a questa situazione di catalessi, tra schizofrenia emotiva e risate compulsive che fan male all'addome e ai muscoli facciali, tanto da non esser ben accette.
Si, che dire?
Mi son svegliato dopo tredici ore di sonno, rigirandomi, e non sapendo bene se alzarmi, almeno per bermi un caffè; mentre il corpo si rifiutava di seguire le mie direttive e cercava invano di farmi riaddormentare.
Oggi lo stato confusionale è più docile, quasi a illudermi che il tempo, pian piano, se pur tentando di uccidermi, stia facendo il suo effetto.
Non so se crederci, il mio intero stile di vita è agnostico, prendo le cose per come vengono senza credere effettivamente anche solo che esistano.
Realtà o illusione, o allucinazione; non importa.
Esasperata gente tra esasperate anime. In mezzo a corpi di ogni genere: stanchi, insensibili, in movimento, termoregolati o animali. Parliamo di umani.
Pensieri sospesi sopra i nostri contenitori parlanti, quasi a dimostrare di esistere, quasi visibili.
Un pò di sana immobilità mi accoglie, a riportarmi nel mio stato d'essere solito.
Sono uscito dalla mia tana per far passare la noia; e almeno quella è passata, lasciando gran spazio a tutto il resto. Il che, forse, è un male.
Ho i calzini bucati e oltre al mio solito nero indosso una camicia arancione. Invoco la solitudine ma mi vesto nel modo sbagliato. Che colpe ne ho se oggi mi sentivo un poco arancione? E chi dice che questo non invochi la solitudine?

Rinascerò prima o poi.
Sicuro.

Cerchiamo si scacciare fuori un poco di malinconia.
Fermatemi per strada.
Lasciatemene fumare un altra, anche
se l'ho appena spenta.
Mi dispiace di essere una delusione,
se prima o poi mi farò del male,
se non riesco a resistere all'autolesionismo interno
se non riesco ancora a darmi pace;
e non capisco ancora cosa mi è utile
ne cosa posso fare
è appena l'inizio di questa vita
e va a scatafascio
Jeremia con porco dio
la testa a fanculo
e il corpo in frantumi

Mi pare di star affogando.
Tutte le idee, i principi, per cui sono andato via stanno scemando al confronto con la durezza della solitudine, della mancanza di semplicità.
Vengono tutti dopo. Rischio la depressione cronica.
Come fare ad augurare buon compleanno a un amico?
In questo stato pietoso post-risveglio,
poi svegliarlo dalla dolcezza dei sogni facendogli trovare davanti un cadavere parlante.
Sono messo male.
(10:10)
X: - A che pensi? -
Y: - A quello a cui penso quando penso -
Sto omettendo i piccoli attimi di felicità.
In quanto essi sono per lo più: ricordi, sogni, esaltazione, autocelebrazione, presunti lampi di genio, pazziainfusa e consumismo.
L'unica felicità autentica ed accettabile, che mi rimane, è dipingere.

Mi accontenterò di dar voce solo
alla mia fredda lucida razionalità
nei tuoi confronti.
Non dimenticando però, mai, la dolcezza
che c'è sotto questa maschera cinica
e nel tocco di altri umani, nell'immergermi
nel loro fisico, lascerò che la mia terra sia
impenetrabile, non potendo fare a meno
di non concedermi davvero ad alcun chè.

Il tempo sta iniziando a scorrere almeno un pò.
Posso affermare di essere pienamente consapevole delle trasformazioni che ho messo in moto.

Diverso clima d'ansia rispetto al solito.
Alla presenza di masse di sconosciuti che presto avranno un nome. Peggio.
Mi sento già sudaticcio, e il clima perennemente umido, il fastidio del corpo, la stanchezza, domani non aiuteranno affatto il mio previsto stato di inquietudine.
Non ho voglia di faticare. Ok, mi alzo, ascolto. Ma perché devo camminare? Non ho voglia..
Staficato del cazzo.

Il mondo trema, oscilla nei miei occhi, e mi ritrovo a dormire assieme a mozziconi di sigarette.
Di nuovo. Stati confusionali. Fuoco e lodi a Seraphin, invocato nei momenti più bui e lucidi dell'esistenza, seppur l'agnosticismo rimanga nei confronti di qualsiasi entità sconosciuta.
Mi risuonano echi di voci lontane, rintonano dentro la mia testa, suggestionate dalla paura di un concetto puramente morale, inseguito dall'anticonformismo.
Banalità di vita. In quanto mi ritrovo a dover gestire un corpo perennemente sfiancato e una mente caotica.
Potrei far paura, pur cadendo sul ridicolo.
Non capisco. Non metto in gioco la mia mente, aperta a tutto, ma allo stesso tempo chiusa ad ogni sorta di cambiamento.
Apprezzo, capisco e accetto il nuovo concetto senza che questo smuova il modus operandi del funzionamento malsano della mia testa.
Non sto capendo niente, è impossibile capire, tanto vale far arte per l'arte, in quanto ogni singola cosa non ha una probabile (o forse possibile) soluzione.

''la risposta è dentro di te!
ed è Sbagliata!''

Tutto si riduce ad essere solo impulsi elettrici, ogni valore da noi assegnato è solo un illusione.
Il valore della vita può essere facilmente associato alla causa scatenante delle paranoie; ovvero dare valore a cose che per il collettivo non ne hanno, o in alcuni casi nemmeno esistono.
Perciò ogni valore in realtà è uguale a zero.
E niente ha senso.
La ricerca del valore zero porta alla misera conclusione di una vita impossibile da risolvere, in quanto dando o meno valori alle cose, alle persone, vivere rimane il casino che è, una non soluzione.
Perciò e conciò è nata L'allegoria al suicidio, come soluzione all'enigma. Luci spente; una via di uscita che non porta a nulla.

Noie. Per quanto sia bello provare a inseguire l'amore, solo noie.
L'arte diventa per lo più il passatempo di un anima inquieta.
Quasi mi sembra di trovarmi punto e a capo con la mia vita, scavando dentro il vuoto di una testa, la mia, per mettere giù due parole assieme. Mi turba, quasi mi schifa. Ma finchè c'è continuo a buttar fuori, in cambio evito di urlare, spaccare mobili o dar fuoco a cose troppo grandi..
La noia. Ha preso il posto del tempo nel registro delle mie ossessioni.
Fottuto vuoto.
Butta giù. giù! giù! giù!
Me la fumo.. addio!

Il risveglio, caffè e sigaretta, l'attimo migliore delle mie giornate, si consuma velocemente. Poco più di una piccola abitudine per scampare alla futura giornata. Giusto un attimo di pace; i sensi ancora annebbiati, la realtà non ben definita, con i sogni ancora sulle labbra, e voglia di vivere che aspetta di essere consumata andando avanti verso sera, e poi la notte. Non ho mai amato così tanto svegliarmi.

jeremia