Biografia

Inondo i miei quadri di acqua. Nella maggior parte dei casi intervengo direttamente sul supporto adagiato su un piano orizzontale senza la preparazione di bozzetti o studi di qualsivoglia genere; mi lascio guidare dall’istinto e la tecnica dell’acquerello mi permette di esternare tutto in modo immediato. Questo richiede una prontezza fisica e gestuale: direziono continuamente la tela per controllare i movimenti dell’acqua che scivola e che a volte impone le sue dinamiche. Le ecoline, le chine e gli acquerelli sono gli strumenti principali per creare, raccontare lo spazio che occupiamo; ma anche i luoghi che si perderanno o si sono ormai persi: luoghi dell’infanzia, di provenienza o luoghi che avrebbero potuto essere. Il tema del paesaggio è la scusante per sondare una forma di linguaggio quanto più inusuale possibile, e per far ciò assecondo l’acqua in modo da lasciar spazio a momenti creativi di livello magari inconscio e far si che il controllo sul mezzo sia limitato. Rincorro continuamente il colore in situazioni di creazione estrema; Per questo non preparo quasi mai dei bozzetti, o qualora parto da un’idea formata nella mia mente, questa rappresenta inevitabilmente solo un punto di partenza. In alcune produzioni ho cominciato a comprimere di più l’elemento acqua, cercando di strappare momenti di controllo superiori e riuscendo a creare una trama nel colore come una sorta di stratificazione che come in “geologia” rappresentano una successione verticale di strati tra loro separati da superfici fisiche di discontinuità, dette piani o giunti di stratificazione. Tali stratificazioni sono dovute alle variazioni della velocità di sedimentazione del colore (precipitazione del pigmento che si aggrappa alla tela) e quindi della capacità di trasporto e di selezione dell’acqua. Così facendo creo i miei mondi.