Biografia

La mia attività artistica inizia già da giovanissimo negli anni ’70, con le prime mostre, tuttavia il mio impegno è stato in seguito assai discontinuo, caratterizzato da periodi di forte attività, inframmezzato da lunghissimi periodi di silenzio, nella convinzione che quando si ha poco o niente da dire è meglio tacere.
Le mie attuali opere tridimensionali sono caratterizzate dalla sperimentazione su forme completamente vuote. Il vuoto e ciò che esso "contiene" mi affascina, cercando di circoscriverlo con un sottilissimo filo metallico, spesso di rame, con cui “disegno” nello spazio le mie figure.
La mia passione per le arti marziali, mi ha portato all'approfondimento degli aspetti filosofici che le sottendono, ed in particolar modo al concetto di vuoto, a cui anche la filosofia zen fa continuo riferimento.
La gestualità stessa con cui realizzo tali opere, in fondo, è fondamentalmente zen, nella sua ripetizione di un'infinità d'intrecci, che nel loro insieme danno luogo alla forma, evocando contemporaneamente l'immaterialità, non essendo costituita da vere superfici, solo suggerite dal reticolo di linee, che la nostra mente ci restituisce come figurazione compiuta. Lo sguardo tuttavia può attraversare queste forme, e la concentrazione può depositarsi su ciò che si trova oltre, paradossalmente anche su di un'analoga struttura posta dietro di essa, oppure entrambe fuse in una nuova inconsueta creazione che varia al variare del punto di vista o delle condizioni di luce. Se infatti investiamo queste figure con una luce diretta, sarà evidenziata la loro trama superficiale, dandoci una percezione estremamente materica, mentre se la luce arriva da dietro, si assisterà alla loro dematerializzazione. In definitiva una metafora della “vacuità della forma” a cui fa anche riferimento il Sutra del Cuore della Perfezione della Saggezza, scritto oltre duemila anni fa, ma che la stessa moderna fisica quantistica sta dimostrando come reale.