Biografia
Ho fotografato la condizione umana: la rappresentazione della persona come un manichino, emblema dell'effimero. L'uomo come ombra che sparisce , l'anima persa nel mondo. La rappresentazione in diverse città europee della povertà, uguale ovunque, un'amara realtà che sta al di sopra di quelle tradizioni culturali e dei relativi antagonismi pluricentenari. Diseredato e sfondo che diventano uguali, come a non voler vedere la realtà. Poi , a partire da Pattern of media e con On this side of time la mia fotografia si arricchisce, rafforza i concetti che desidero esprimere. Quasi non ci credevo, ma l'ingresso della pittura, la fusione di due tecniche artistiche, mi sta conducendo verso esperienze interessanti , tutte da esplorare.
Massimo Motta
Negli ultimi due anni, Massimo Motta, dopo esperimenti sul movimento frammentato di macchie di colore insistenti intorno ad una traccia di figura fotografata, è passato presto ad una fase di corteggiamento tra foto e pittura. Su questa via, scocca l’ora di “On the Other Side of Time”. Fotografia e pittura vivono un loro kamasutra. Esso si articola principalmente in due partiture contestuali. In una di esse, grandi e ampie sciabolate di gialli e verdi e rossi puri si addossano al background fotografico. Nello stesso tempo lo stracangiano e lo rispettano fino a costituire quasi, di esso, una sorta di interconnessione protettiva che potrebbe richiamare gli interstizi del Grande Vetro di Duchamp (da qui la ragione per cui questa linea ha per titolo “Distance”). Nella seconda partitura, detta Fusion, i due media si abbarbicano in un sussulto dionisiaco, per richiamare Nietzsche. Siamo al di qua del tempo che cronometra l’immagine fotografica. Ora, giocando al di qua del tempo, Motta esce dai condizionamenti della storia e delle forme canoniche. E i due media, pittura e fotografia, convolano indifferenti alla diversificazione dei ruoli che di solito la sessualità sancisce. E nessuna gelosia si affaccia se “l’impero dei segni”, come diceva Barthes, nel suo esito materiale finale è fotografico.
Carmelo Strano, 2013