Biografia

La mia ricerca artistica sviluppata in questi anni ruota attorno ad oggetti, sottratti dal loro contesto, ripetuti, privi di un perfetto equilibrio, la cui struttura rimane sospesa in spazi vuoti o non del tutto decifrabili.
Considero l'aratro il primo modello su cui ho indagato alcuni aspetti della contemporaneità, tanto da diventare, per me, l' emblema di quella condizione sostanziale che vede l'uomo in bilico tra potenza e impotenza.
In alcune opere la presenza di queste macchine ferrose sostituisce quella dell'uomo, con l'obbiettivo di dargli un "carattere" attraverso le qualità tecniche del disegno e della pittura, in altre opere invece, aratri e figure umane convivono entrambi nello spazio della rappresentazione, divenendo la "stessa cosa", e generando immagini scultoree e visionarie.
Successivamente all'aratro, mi sono servito di altri oggetti a me cari, presi dalla vita quotidiana, per arricchire l'immaginario della mia ricerca; tra questi: bancali in legno, assi da stiro, pedane. Questi diventano rifugi precari, piattaforme fragili del quotidiano, la cui utilità non risulta chiara, composizioni instabili ma immobili, galleggianti sulla tela o sul foglio. La figura umana fa presenza come fosse un oggetto posizionato casualmente, senza alcun ruolo preciso, il cui peso fisico è messo in discussione dalle composizioni stesse.
I disegni, più che le pitture, appaiono "irrisolti", incompleti. L'utilizzo del disegno aptico - la riproduzione del soggetto che avviene osservandolo o toccandolo senza guardare il foglio - crea un sistema vibrante e complesso di segni in un continuo oscillare tra idea dell'oggetto e l'oggetto stesso, rendendo il risultato più leggero ed enigmatico.
Ogni rappresentazione è la messa in scena di dubbi, con lo scopo di mettere lo spettatore di fronte ad una sintesi che rimane sospesa, tra forza e debolezza, tra equilibrio e squilibrio.