Biografia

Giampietro stende il colore ad olio sulle tele per poi raschiare via quello stesso pigmento servendosi di strumenti appuntiti vari; fa emergere così il bianco del supporto a creare effetti di luce e contrasti tonali con i grigio-ocra della pittura che danno forma alle architetture. Dipinge vedute di città da prospettive elevate e vertiginose, disegna edifici con le sagome stesse degli edifici, si serve degli elementi della città per costruire tutte le altre visioni e soggetti.
“Le sue Vertigo sono vedute estreme di città spesso immaginarie ma per nulla irreali;Davanti alle sue tele si viene letteralmente trascinati dentro lo scenario apocalittico di una città in distruzione oppure portati sul ciglio di un grattacielo e costretti a puntare lo sguardo sotto i propri piedi; dalla cima è difficile percepire la presenza degli esseri umani, assenti oppure troppo lontani lì sulla piazza e così si resta soli con le proprie inquietudini davanti a città immense ma desolate; gli edifici invadono lo spazio della tela e proseguono oltre suscitando quasi un senso di soffocamento.
“Dentro Fabio Giampietro vive la città, egli la percepisce, la desidera, la corteggia, l’assapora, la ama, la attraversa, la calpesta, la disprezza, la vive in ogni suo più recondito anfratto, ne scopre nuove atmosfere e poi la immagina, la trasforma, la “metromorfizza”, la sogna: Giampietro è la città. La citta' che arriva dritto sotto pelle, quel desiderio celato ed ancestrale di conoscenza, ottenendo la forza di ampliare lo sguardo e quindi il pensiero.
Adesso il punto di vista proviene addirittura dallo spazio, lo sguardo è globale e nel globo avviene una metromorfosi, per cui sono le città stesse a formarne l’identità. Nulla esiste al di fuori del nostro pensiero, tutto gira vorticosamente, una pioggia di metropoli incombe sulla terra; è il lato oscuro del pensiero, un avvertimento di ciò che potrebbe o sta per accadere ad una terra ormai abbandonata e desolata, se non abbiamo il coraggio di invertire la rotta.”