Biografia
Mi chiamo Andrea Giusti e sono nato a Massa (MS) il 16.03.1970, mi sono avvicinato alla pittura di recente verso la fine del 2011 completamente autodidatta, iniziando a dipingere quasi per gioco, per curiosità, spinto da un’amica artista che mi ha convinto a provare, poi quasi immediatamente mi sono sentito afferrato, trascinato come in un vortice in questo magnifico mondo, una vera e propria passione irrefrenabile mi ha invaso al punto tale da non poter restare a lungo senza dipingere, così nell’arco di un anno ho realizzato circa un centinaio di tele di medio e grande formato, il genere che prediligo è l’astratto in tutte le sue varianti dall’informale al figurativo astratto, i miei lavori sono realizzati sempre di getto, difficilmente riesco a decidere il risultato finale, infatti sono certo soltanto dei colori con i quali inizierò un lavoro ma non ho mai avuto la certezza di quale sarà il risultato finale.
Non ho mai realizzato una tela in due tempi diversi, quando inizio a dipingere mi fermo soltanto quando ritengo di aver terminato il lavoro.
La mia pittura è istintiva, di getto, deriva soltanto dalle mie più profonde emozioni, da uno stato d’animo interiore che vivo in quel preciso momento, e questo momento è unico e irripetibile, non si può a comando ritrovare in momenti diversi, in ore e spazi diversi, o addirittura in giorni diversi. Le sensazioni cambiano con il tempo, quindi non potrei mai realizzare una tela in due tempi diversi sarebbero due lavori completamente diversi, due cose contrastanti.
Credo, anche soltanto per il fatto di non avere appreso nessuna tecnica pittorica, che il mio gesto sia vero, genuino e vergine, non inquinato da insegnamenti e tecniche varie, le mie mani sono soltanto uno strumento che traducono le emozioni in pittura come lo è una penna per lo scrittore, o uno strumento per il musicista, per questo ritengo che una tela astratta non sia altro che una pagina di un libro che racconta dell’animo di un’artista, e chiunque può leggere, ritrovarcisi, condividere, oppure odiare, un po’ come accade per un libro o per una canzone.