Biografia

Ho iniziato anni fa a utilizzare imballaggi di cartone come supporto per dipingere il mio mondo; dapprima scatole per pizze da asporto, perché mi ricordavano la carta fatta a mano, e poi contenitori di cartone per cibo, come risposta alla violenza della pubblicità che entra nelle case attraverso le scatole dei prodotti alimentari. Per me tutto diventa utile, purché inutile, cioè da buttare. E’ una specie di mania che mi porta a ricercare contenitori particolari per forma, dimensione o spessore. Cerco di capire se ci sarà un "feeling” tra me e la scatola di dentifricio o quella di piselli o di pesce surgelati, di pasta o di farmaci o tra me e i coperchietti tondi dei coni di gelato industriale!Ultimamente un contenitore che mi interessa particolarmente è la scatola da scarpe, il cui interno dipingo solitamente di nero, come le "scatole nere" degli aerei, di cui si va alla ricerca dopo un evento disastroso, perché registrano gli avvenimenti e li conservano. Le amo riempire di altre scatole più piccole da me dipinte e objects retrouvés, che con i miei personaggi dialogano in un gioco di associazioni di tipo concettuale abbastanza comprensibile. Anche una semplice scatola, così come quella nera, può conservare i segreti degli eventi! Può diventare un raccoglitore di ricordi, emozioni, pensieri, oggetti del nostro passato ed infatti, in ogni casa, in un cassetto forse chiuso a chiave, tutti custodiscono almeno una scatola con i propri ricordi! Coltivo anche un’altra passione: rappresentare su tele di grandi dimensioni le donne, i loro volti, le loro emozioni, perché voglio ricordarne il ruolo fondamentale nella società e nella vita privata. Fino a poco tempo fa dipingevo la loro tristezza, sofferenza, rabbia. Ora le raffiguro serene, dolci, perché sono diventate la rappresentazione della mia speranza di vederle così, del mio augurio che possiamo tutte raggiungere presto il rispetto, la considerazione e la stima che ci meritiamo.