Biografia

La semplicità di tale illuminazione dissimula l’origine dell’Arte stessa e forse parte dell’autoconsapevolezza dell’esistente, punge l’occhio del riguardante e lo getta nell’abisso del Sé. Un urto con cui si apre un Mondo, un evento che rovescia la consuetudine e perturba la quiete di un’esistenza ad un passo dall’autenticità. L’uomo che pensa all’opera d’arte deve, secondo il filosofo tedesco Martin Heidegger, star-dentro nel prodigio di quell’enigma che l’arte stessa è. È una verità, quella posta in opera, che tradisce una non-verità, evocando le ombre di un stato d’animo essenziale: l’angoscia. Chiaroscuro dell’esistenza. L’arte sospende il giudizio e apre uno spazio stra-ordinario, “l’intimità del semplice appartenere a se stessi”. Il reale è compromesso. L’eco della modernità si ripete nelle parole di Sigmund Freud: “Unheimlich è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto, e che è invece affiorato”. Eterno ritorno del rimosso. Pulsione di Morte. La Cosa lacaniana (das Ding), tra assenza e presenza, è il vuoto “significante di un’alterità radicale, extrasignificante”, centrale nella creazione artistica volta al trattamento simbolico-immaginario del reale. È l’anamorfosi che investe il soggetto della visione, consegnato allo sguardo dell’Altro e sempre potenzialmente perseguitato dal proprio doppio, radicalizzazione di questo stato di intimità esteriore (straniamento). L’Altro indossa la maschera del soggetto, s-mascherato, e inscena la coazione a ripetere, simulacro dell’infanzia nonché metafora gorgoniana.
L’arte è chiamata a rendere possibile l’incontro con il reale ambivalente, eccentrico e l’esperienza radicale della differenza. Il soggetto appare come agito dall’Altro, si ripete e il vissuto si coagula come una macchia nella visione: è il “miracolo della forma”.

Klaus Morgue