Biografia
"Con la sua sensibilità, la sua tecnica raffinata, la sua ricerca del particolare, Gelinda Vitale realizza dei reportage che coniugano passato e presente, estetica classica e concettualismo postmoderno. Predilige le immagini in bianco e nero non per aderenza alla malinconia retrò, ma perché l’arte della fotografia sa trasferire sulla pellicola ogni dettaglio, anche minimo, per conferire allo scatto quel fascino intenso della riproduzione di ciò che è in un contesto predefinito. L’abilità, tuttavia, è nell’uso dell’obiettivo, che può enfatizzare, minimizzare ogni piccolo dettaglio, trasformando, con la propria sensibilità, un’espressione apparentemente insignificante in una caratteristica unica ed inimitabile, che costituisce la testimonianza immediata di quel quid emozionale legato ad una circostanza specifica. I ritratti, con la loro intensità espressiva, sembrano raccontare una storia interiore complessa, per proiettare all’esterno la bellezza dell’autenticità. Ciò che appare, quindi, è l’essenza, l’anima delle persone, della natura, delle relazioni con l’ambiente circostante e con gli altri, per narrare, in una sequenza quasi surreale e fantastica, e a tratti, futuristica, l’alternarsi ed il susseguirsi di pulsioni, sensazioni, tentazioni, amarezze, delusioni indecifrabili razionalmente, ma elaborate dall’inconscio. Sono scatti dinamici, quindi, che si oppongono alla staticità della posa, all’idea della fissità di un’immagine che ferma nel tempo un momento dell’esistenza, per ricordare l’eterno divenire di noi stessi, l’affannosa tensione all’armonia, all’equilibrio. Svela - attraverso il bianco e il nero, la luce e le ombre, i vuoti e i pieni - i sentimenti più nascosti, con scatti narranti il lato oscuro della normalità, ossia la mancanza di un’identità individuale dell’essere che spieghi, in maniera cognitiva, il ruolo di ciascuno nel mondo.
Un invito a riscoprire quel soffio di eternità alla base degli atteggiamenti, degli sguardi nei quali l’identità collettiva riconosce la relazione di appartenenza, ignota persino a noi stessi. Un invito a guardare nel buio e, così, oltre il buio di ciascuno di noi."