Biografia

La mia ricerca raccoglie le suggestioni di un testo di Gilles Deleuze, che sviluppa la straordinaria intuizione di Jean-François Lyotard del “figurale”, in cui ho riconosciuto un percorso possibile e su cui sto tentando di lavorare, consapevole della necessità di non fermarsi ad esso. Pensare che sia sufficiente utilizzare o reinventare nuovi media per sentirsi parte del dibattito contemporaneo è estremamente riduttivo. Naturalmente l’atteggiamento nostalgico di un ripristino della pittura figurativa o astratta che sia ha fatto il suo tempo e i miei corpi figurali si pongono completamente al di fuori di tutto questo. La scelta della pittura come medium non vuole banalmente esaltare “le origini” ma cerca di materializzare l’irrappresentabile dando forma all’informe.
Nei titoli delle mie opere risulta evidente l’attenzione nei confronti del divenire della materia sensibile: i corpi si aprono, prendono spazio e diventano spazio, tentano di dare forma all’evaporazione della materia che diviene corpo stesso. Il colore costruisce la superficie della tela attraverso velature liquide, tracce di uno stadio organico, materia nella sua possibilità energetica che, nello stesso tempo, diviene palpabile bassorilievo di sensazioni. Il gesto pittorico struttura forze all’interno del campo sensibile che fanno esplodere letteralmente il corpo, lo dispiegano sulla superficie plasmando uno spazio altro, dei luoghi impossibili.
Il corpo non si presenta mai completo, è smembrato, è monco e nello stesso tempo si muove nello spazio moltiplicandosi e dislocandosi. La forma è sempre aperta, è sempre in lotta con se stessa, nel tentativo impossibile di definirsi.