Biografia

Parlare dell’arte di Pietròpoli significa entrare nel mistero insondabile dell’Idea dell’opera, nel lavoro tenace che sorregge creatività e creazione, nell’emozione, nella passione profonda che anima la sua vita artistica e privata. La sua pittura può essere letta come un viaggio che sfida le opache frontiere dell’irrealtà e della finzione. Per lui il mondo è uno specchio aperto alla fruizione dei contrari, un pozzo forgiato nella grammatica della materia. [...] Con una pittura estremamente inclusiva, capace cioè di dare espressione a qualunque soggetto, Pietròpoli dipinge come quando ha fame, come quando ha sete, dimenticando qualsiasi comodità. Si spoglia del giorno ed entra nella notte senza bisogno di nulla. Egli è pura pittura in ogni suo atto, in ogni sua scelta, in ogni sua mancanza, in ogni sua noncuranza, nelle stranezze che lo rendono scomodo e amatissimo allo stesso tempo per i continui strappi di meraviglia prodotti dall’abbandono del luogo comune. La sua è infatti una pittura agìta che lo rende refrattario al calcolo e all'opportunismo, e che si atteggia, all’opposto, come un’autobiografia, distillata istante per istante e che scomodamente ci attende là dove non ce lo saremmo mai aspettato. Il dipingere di Pietròpoli è l’interruzione del silenzio, che egli sposta come un corpo sposta l’acqua nella quale si immerge; è la continuazione di un “rumore”, cosicché anche l’Ascolto diventa condizione necessaria per comprendere le sue creazioni. Aderendo totalmente al concetto di Movimento della Materia, lo stesso che si esprime nel fuoco di Eraclito o nella colonna di Brâncusi, egli è riuscito a toccare persino chi sulla pittura non si è mai soffermato. E ciò in virtù di un’opera che scuote, che non lascia indifferenti e che “serve”, come in una tragedia greca attuale, attualissima, di tutti noi uomini smarriti nel tempo. - dott. MARIA GABRIELLA MORELLO - Marzo 2012