Biografia

RICCARDO MAYR M.M.G.

GRIGIO MEDIO DELLA MEMORIA

Scopo del processo artistico di Riccardo Mayr è di riconciliare figura,materia e significato. Impossibile ignorare la democratica onnipresente presenza della polvere, della ruggine e della cenere negli avvenimenti degli ultimi due secoli.
Come non riconoscere racchiusa e sintetizzata nell’impalpabilità di questi elementi non solo un “regesto dell’accaduto”, ma soprattutto l’ultimo baluardo inconsistente di una preesistenza, di una consistenza un tempo riconoscibile, classificabile, stimabile.
La polvere questo sostantivo femminile, sterilmente gravido di un insopportabile e inalienabile “nulla”, il “nulla” di tutte le epoche; epiche nella loro frenesia di crescita, di ricostruzione e di distruzione. Tante immagini fotografiche hanno testimoniato le polveri degli ultimi due secoli. I carboni neri delle miniere, i cieli grigi di Norimberga, le ruggini rosse delle industrie pesanti.
Estranea alla tautologia visiva dominante l’immagine/ pittura ripiega faticosamente e nostalgicamente nella propria buia intimità, irreparabilmente imbevuta di quell’essenza polverosa e volatile di cui la realtà “respirando” ci lascia inequivocabile traccia.
L’unica strategia possibile e’ quindi catastrofica; spingere tecnica ed immagine al limite dove del tutto naturalmente essa si capovolge e si sfascia raggiungendo il culmine del valore; più vicino possibile all’ambivalenza e più lontano possibile dal sistema della simulazione.
L’utilizzo di materiali “ respirati” dal tempo, effetti del suo trascorrere, rievoca, calcificandosi ed emulsionandosi sulla tela elementi paesaggistici fondamentali del XX secolo.
La distanza “evocata” dalla tecnica pittorica e l’incertezza del rappresentato chiedono allo spettatore di completare un’immagine che: sospesa tra iconoclastia e iconofilia si consolida quale nuova esperienza “neuro fenomenologica” in un “dove” e “quando”che pur sfuggendo alla completa comprensione resta comunque intimamente e profondamente umano.