Biografia

“Dipingere il proprio autoritratto corrisponde a un atto narcisistico, un mettersi a nudo mostrando l’animo, ma anche la psicologia, i sentimenti, lo stato sociale; una pulsione dettata da un bisogno di lasciare un’ immagine di sé che sopravviva nel tempo .
Intraprendere un percorso d’esplorazione sull’identità diviene quasi un cammino di auto terapia, un processo catartico profondo per scorgere le meraviglie dell’uomo, un viaggio di accettazione di sé fortificante, un continuo mettersi in gioco.
Con Finale di partita, questo progetto di ricerca, in itinere, volge dalla ricognizione serrata sul mio volto, alla necessità di pormi dinnanzi alla parte di me o all’altro da me, rappresentato dalla figura materna. Dove, in un continuo scambio di ruoli, si viene a creare una sorta di sospensione temporale, in cui ciò che ci accomuna sono un paio di scarpe e i chilometri percorsi insieme.
L’esigenza del viaggio rimane insistente; vi è molto ancora da percorrere ed il territorio in cui vivo rappresenta l’altro da me, o una parte di me, con cui confrontarmi, per ritrovare un rapporto che seppur momentaneamente sopito rimane urgente”