Biografia
Lino Strangis è – oggi – un trentenne appassionato. Artista colto e anche un po’ filosofo, come – oggi – dovrebbe essere per tutti coloro che si misurano con il complesso e vario universo delle “arti”, Strangis è al tempo stesso compositore e videasta, cinéphile e fotografo, “designer” della visione e attivista web: un “artigiano” multimediale capace di misurarsi (espressivamente, qualitativamente) sia con l’intermedialità che con le eredità della storia, sia con la manualità che con gli obbiettivi, le macchine da presa e le tastiere. E, ovviamente, con le sfide ancora aperte del presente.Le sue opere ci parlano con grande attenzione alla forma, sia dell’immagine che del suono; con grande cura nella costruzione degli eventi, di grande energia negli interventi cromatici e spazio-temporali sulle sequenze: riprese da egli stesso o “strappate” dal web con un originale e seducente atto performativo di riconsiderazione di immagini e/o micro sequenze apparentemente banali o apparente in-significanti o semplicemente sottese ad altre considerate più “importanti” nelle convenzioni e per gli stereotipi dei media.Le sue immagini – per di più – sono correttamente, propriamente “immagini-suono”.Strangis lo sa, l’audiovisione non è solo un’evocazione teorica, ma una pratica tecnologica ed espressiva specifica: la parola, se serve, va usata poco, come immagine tra le immagini. Per questo egli parte sempre dalla “faccia” sonora delle immagini elettroniche, coniugandola poi (ma il processo compositivo è quasi istantaneo, coesistente nella progettazione concettuale come nella pratica “videoartigiana” dell’artista) con la dimensione del visibile, del colore e delle temporalità; sempre ri-costruite, non naturalisticamente, grazie alle tecniche di post-produzione numerica.La natura fotografica (e compositiva in senso musicale) delle sue videografie è evidente: anche quando si tratta di immagini “di ritorno”: che ci ri-appaiono nelle sequenze animate e nelle videoinstallazioni (sempre più spesso video sculture ambientali) dopo il lungo viaggio mentale con il quale l’autore le ha accompagnate – quasi immergendole a una a una – nel flusso vivificatore del cinema, ma anche delle storie dell’arte come di quelle della videoarte.
Marco Maria Gazzano