Biografia

La ricerca di Michele Spina si muove lungo un percorso che mira allo svelamento dei meccanismi dominanti lo star-system dell’arte. Nei dipinti della serie Vendesi, l’autore fa riferimento alla commercializzazione dilagante e non si sottrae, ma si mette ironicamente in gioco, allegando sulle tele il proprio numero di cellulare, per eventuali contatti. Presa coscienza di quanto avviene, una via d’uscita è lasciarsi andare alla libertà d’espressione, come evoca, già nel titolo, l’installazione Sempre io posso tuffarmi con le scarpe.
I luoghi, per antonomasia destinati al rito auto celebrativo dell’arte contemporanea, le gallerie, vengono in alcuni casi accantonati, a favore di opere site specific, immerse nella natura (CavalLetti), oppure nei teatri, spazi deputati di una realtà altra (dieci metri e cinquantadue da tubo gas da sostituire entro il 2014). In Altri casi, invece, la galleria viene utilizzata per evidenziare il ruolo sostenuto dai frequentatori dei vernissage, che rubano la scena alle opere, grazie alla loro invadente presenza (Folla).
Con gli ultimi lavori, i d’après di alcuni capolavori italiani del Cinquecento e del Seicento, la riflessione di Michele Spina si estende alla Storia dell’Arte, nel suo complesso, e trova nuova linfa. Dietro un sorriso ingenuo e beffardo insieme, Michelangelo (Crocifisso), Tiziano (Venere di Urbino), Caravaggio (Amore addormentato) ostentano anche loro la scritta Vendesi, diventano compagni di strada di un sistema, sensibile solo a operazioni promozionali e investimenti speculativi, in grado di influire sulle quotazioni di mercato.
Per la performance, eseguita alla 54° edizione della Biennale di Venezia, Michele Spina sottolinea il ruolo abnorme, rivestito dalla partecipazione a manifestazioni internazionali e dal conseguente tam tam dei mass-media. Muovendo dall’applicazione della scritta Vendesi, su una colonna del padiglione centrale dei Giardini, destinato alla mostra ILLUMInations, si riappropria simbolicamente degli spazi e mette in discussione l’aura di sacralità che circonda l’istituzione veneziana.
Altri momenti significativi della performance prevedono l’interazione giocosa, ludica con le opere di Amalia Pica (due fari colorati che si accendono al passaggio dei visitatori) e di Norma Jeane (una stanza con la plastilina di vari colori). L’ironia si posa allo spirito di denuncia di un giovane, che non intende rassegnarsi e proclama il diritto a esprimere la sua creatività. Ma nello scontro impari con Golia, David può, per qualche momento, assaporare il gusto della vittoria.