Biografia

"Sono stati ritrovati nei pressi di Messina durante degli scavi archeologici. 
Dopo le analisi in laboratorio e il prelevamento dei campioni, gli studiosi  brancolano ancora nel buio, e così la comunità scientifica.
Per gli strani oggetti dalle forme sinuose e dall'aspetto enigmatico non si è trovata finora una spiegazione razionale.
C'è chi sostiene si tratti di reperti di una antica civiltà ignota e chi invece ritiene che provengano da mondi paralleli. Altri ancora credono di trovarsi d'innanzi a strani strumenti musicali o a incomprensibili utensili domestici.
Insomma nessuno ha ancora capito che cosa siano.
A lasciare perplessi i ricercatori è sia la conformazione degli oggetti sia la loro funzione.
In particolare, non si riesce a comprendere lo scopo dei tanti buchi disseminati su di essi che creano sulla superficie forti contrasti fra luci e ombre e fra vuoti e pieni, come se in quei pertugi ci fosse un continuo fluire di forze ed energie misteriose".

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Creare oggetti “fuori dal tempo”, enigmatici, che abbiano un forte impatto “positivo” sullo spettatore, è proprio l’obiettivo di Marco Saija.
Manufatti che creino un “buco” nelle ragione, sfuggenti, con una e cento forme: quella effettiva, flessuosa e morbida, non priva però di certe asperità, e le centinaia ipotetiche, create di volta in volta dall’immaginario di chi guarda.
Così, ogni singola opera può vivere e rivivere infinite volte, perché sempre creata e ricreata dalle esperienze private e soggettive dell’osservatore.
L’artista, in una continua ricerca di “lievità, ironia ed estro giocoso ( ma anche erotico) mira a svelare i “si e no dell’esistenza”, le dicotomie eterne ed immutabili fra vita e morte, statico e dinamico, liscio e ruvido, eros e
thanatos.