Biografia

FORMAZIONE ARTISTICA
Stefano Bianchi, allievo del Maestro Stenio Petroni e successivamente diplomato alla “Libera accademia di Belle – Fondazione Trossi-Uberti” di Livorno, ha frequentato la “Scuola libera del Nudo” presso l’“Accademia di Belle Arti di Firenze”. Pittore, incisore, disegnatore il suo stile pittorico è il figurativo moderno. Tra i suoi soggetti figurano prevalentemente paesaggi, nature morte, fiori: sono i paesaggi della sua Toscana dai mille cromatismi, dalle distese di papaveri, dai campi di presse, cipressi e girasoli dalle tinte sincere che animano le lunghe pennellate dei suoi quadri, pennellate che egli predilige nelle tecniche di olio su tela e altre tradizionali.

Il maestro è citato in numerose riviste specializzate quali “Il Quadrato”, “L’Elite - Selezione Arte italiana”, “Top Art”, “Comanducci Dizionario universale delle Belle Arti”, “Dizionario enciclopedico d’Arte contemporanea”, “Pittori della Toscana”, “Pittori di fama europea” etc… Le sue opere figurano in pinacoteche, collezioni pubbliche e private, presso l’Archivio storico di Palazzo Bandera, in numerosi comuni della Toscana, nel museo di Busto Arsizio e presso il museo Carducci a Castagneto Carducci (Li).

CRITICA
Presente in alcuni dei più prestigiosi annuari di lui hanno scritto noti critici d’Arte e giornalisti specializzati:


“Un artista completo, capace di far vibrare nelle sue creazioni ogni situazione emozionale che lo ispira, sia essa suggerita dalla natura, dal paesaggio o dalla natura morta.”
(F. Minervai, critico d'Arte)


“Pittore completo predilige la natura osservandola con gli occhi di un bambino, ne trae l'essenza, l'odore, la poesia, quella lirica che poi traspone nella tela. Contemplando le sue opere, scopriamo senza alcun dubbio, la dimensione di un'anima poetica che scrive il suo canto con i colori.”
(prof. Hans Schmidt)

“Il pittore Stefano Bianchi. Nato a Piombino e residente a San Vincenzo, con un solido percorso di studi accademici, da quasi vent’anni svolge un’intensa attività espositiva che lo ha portato ad ottenere un buon numero di riconoscimenti a livello nazionale. Nonostante si sia dedicato, con lodevoli risultati, alla figura umana, soprattutto in soggetti di carattere sacro, appare prevalente in lui l’interesse per il paesaggio e la natura morta. Colpiscono i suoi fiori, resi con particolare cromatismo, a metà strada tra il reale e il simbolico, adottando una pennellata più larga e compendiaria rispetto alla consueta tecnica “impressionistica”. Nei paesaggi presenti in mostra si nota, al di là della capacità di osservazione, l’amore per tutto ciò che rappresenta, seppure a livello di rudere, un tassello importante della memoria storica del nostro territorio. Cito per tutti le “Etruscan Mines” di Campiglia, suggestivamente restituite, sulla tela, a uno splendore architettonico che sembra contraddire il loro attuale stato di seppur pittoresche rovine.”
(prof. Pablo Gorini)
Il volo del sognatore

"Stefano Bianchi sfugge al proprio tempo, apre gli occhi e ammira una natura fresca e sincera. Si abbandona all'istinto di una visione audace che intuisce la luce, quella luce che non celebra i contorni delle cose, ma fa fremere la coscienza dell'oggetto rappresentato. La mente subentra all'occhio e diviene protagonista un fulgore che rende diafani alberi e foglie, che fa vibrare lo spazio, sublimando il tratto e penetrando il subconscio. Rapide le pennellate, trasparenti le ombre, liquidi gli sfondi. Bianchi sceglie il fruscio del paesaggio, ma evita l'ovvio; si scorgono, infatti, impercettibili onde di inquietudine e si odono distanti nitriti, sussurranti, che si dileguano nel tepore dello scirocco. Il suo linguaggio si abbevera alla fonte di un puro idealismo, che regna incontrastato “ l'opera finita sembra dissolversi, si libra evanescente e l'orizzonte della nostra fantasia si fonde con le nostre emozioni.
In Bianchi i contrasti di tono svaniscono, si mutano in tinte eteree e il volo degli uccelli si scioglie liquefatto in un cielo che contempliamo esterrefatti. Ci immaginiamo anche il lento morire del suo firmamento in un tramonto non velato di malinconia ma impreziosito da una natura vitale, infuocata, pagliai sfavillanti, la nebbia che si disperde, fuggevoli bagliori, cavalli al pascolo, improvvisi scrosci d'acqua. Potente e luminoso e' il colore di Stefano Bianchi, splendido artista che si incanta di fronte all'inverosimile e ci racconta l'incredibile. Un armonia che sosta sulle nuvole, un involucro di tinte morbide che bisbigliano flebili note fluttuanti. Un'atmosfera raffinata e seducente che mormora e nella quale sbocciano le fragranze perdute di celestiali sfumature profumatissime “ Bianchi sprigiona impasti di colore che trottano sensuali nelle calde praterie di un’immaginazione cristallina che vuole “estrarre un sole dal cuore”, per ricordare Baudelaire."

Pisa, 16 febbraio 2017 ( Andrea Baldocchi )

Specialista di disegno e xilografia tra Otto e Novecento, Andrea Baldocchi opera prevalentemente a Pisa dove ha il permesso, come studioso accreditato, di avvalersi della Biblioteca della Scuola Normale Superiore. Lavora nella ricerca principalmente per le universita' e i musei esteri (alcune sue opere sono tradotte in inglese, tedesco e portoghese). Premiato dalla Biblioteca Nazionale di Storia dell’arte di Londra, i suoi scritti sono utilizzati come testi universitari anche da The Metropolitan Museum of Art, Harvard University, Princeton University e dalle principali universita' tedesche.