Biografia

Federico Villa (Chiavenna 1970, ma cresciuto milanese), anche designer e musicista, dopo più di vent'anni di ricerca, attraverso un percorso intimo mai esibito, tira il filo della cucitura che unisce la partenza e l'arrivo delle Arti, cercando il modo di non separarle, di non distinguerle.
Suonare un quadro, dipingere una canzone, guardare un libro, perdersi in una foto come se fosse un film.
Le cose del nostro mondo: scrivere, leggere, andare al cinema, guardare un paesaggio o una scritta su un muro; l'autenticità che ha sostituito la bellezza. Le cose che danno il ritmo estetico ai giorni, da trascurate a riscoperte. Collage di immagini e icone che bastano a se stesse, stese su carte e stoffe, le stesse di cui siamo circondati, che tornano in primo piano, non come imballaggi e supporti, ma da interpreti che, con le loro pieghe stracciate, ci riflettono, diventando lucide e tese.
Resta il gesto. Il colore abbandona la sua dimensione cosmetica e prende vita propria e materiale.
E la parola.
La parola si trasforma da suono a scritta e immediatamente la si ascolta con l'occhio.
La parola, che in alcune opere scrive e descrive la scena, diventa protagonista. Nella serie concettuale “l'estetica delle parole” i quadri sono interamente dipinti da parole e di parole. Parole che hanno un valore estetico quando si sostituiscono alla pennellata, parole che diventano disegno, trama, superficie e che raccontano. Si uniscono e si mescolano segni che diventano significato, racconto e gioco, se guardati (e letti) da vicino, e si trasformano in nebbia e macchie se visti da lontano. La tela è un'allegoria della pittura e del racconto; l'inizio e la fine (di una storia o dello spazio di un dipinto) in realtà non ci sono. Come una cucitura ideale che attraversa la trama della tela, unendo arti diverse; il ritmo – musicale - si fonde con la metrica – poetica – attraverso la spazialità – pittorica – lasciando lo spettatore libero di partecipare e di osservare una propria parte di mondo.