Biografia

Santi ricerca il senso di naturalezza delle pose, lontane da condizionamenti mentali, spontanee come movimenti inconsci del sonno, improvvisi e rapidi. Figure nude dinamiche che il movimento ha sfumato nei contorni dove il contesto si fa intorno, come l’incertezza per un invisibile perimetro che non c’è, a lasciar palesare gesti altri della figura stessa. (G. Mantovani)

Sono corpi che ha già visto attraverso gli occhi di un onirismo ironico e corrosivo allo stesso tempo. Corpi che ha già visto attraverso visioni discrete, caratterizzate da uno sguardo intriso di curioso pudore che a volte si trasforma in una malcelata pudicizia di fondo; figure umane quasi sempre colte di soppiatto, pronte ad ogni sorta di camuffamento per non rivelarsi, o meglio per non essere scoperte. (G. Bassotti)

La sua è pittura di materia, sporca, lavica, corrosiva, viziosa, che viene a scivolare su di un materiale, come il cartone pressato, che ne fa risaltare ulteriormente la consistenza e la componente scenografica (..) un magma che sgorga dalla sua inquietudine, egli violenta anche il substrato stesso, lo incide, lo dilania, creando quella scena orrorifica e lasciva, ambigua, enigmatica, che va a contenere le mille anime che, giungono a una presa di coscienza e, perciò, a una dimensione di consistenza. Realtà di tangenza, per quel che riguarda uno stato che egli spia; realtà parallela, quando, da osservatore non coinvolto, si cimenta nel raccontare (..) Siamo di fronte all’eterno dualismo fra ciò che eticamente ed esteticamente viene considerato “normale” e ciò che fa la “differenza (..) accedere a quella realtà altra, o a quelle “sembianze” altre, è più che doveroso, soprattutto quando la scienza ormai è rivolta all’affermazione di uno o più universi che affiancano il nostro o che interagiscono con esso. (..) affrontare ciò che è diverso, o considerato dai più distante, ma che sappiamo componente intrinseca di noi tutti… se solo avessimo l’audacia di perdurare, quel tanto in più, nel guardarci fissi allo specchio (..) il consegnarci la verità nel molteplice spazio temporale che contempla sia il divino sia il demoniaco (..) l’uomo è anche la sua ombra più straziante: “mostro che si mostra nella ricerca di un agognato apollineo” (come sosteneva Giovanni Testori). (Gian Ruggero Manzoni)