Biografia

“CREATIVITÀ = DISOBBEDIENZA
Chi è creativo stabilisce un rapporto ambiguo con la realtà che lo circonda in quanto, anche se facente parte di essa, ne modifica l’intensità creando mondi, suoni, forme che altrimenti non esisterebbero quindi... in qualche modo le disobbedisce. Un po’ come un ragazzino che al contrario di quanto gli dica la mamma prende la sua bici e va alla scoperta...” - cit. di un fan

Iniziò tutto come un gioco sussurrato dal destino. In seguito a un guasto del PC dovuto al corto circuito provocato da una tempesta che causò il black-out in tutta la città, ho dovuto adeguarmi con lo smartphone come unico mezzo di comunicazione a distanza per social e altro. Prendendo dimestichezza e appassionandomi alla fotografia, un po’ contagiato dal mio migliore amico che fa il fotografo forse, ho iniziato a fare le prime foto e a sperimentare l’applicazione preinstallata Photo Studio che offriva giusto i filtri più essenziali per una postproduzione veloce, e di certo non della qualità offerta da programmi come Photoshop. I primi risultati furono terribili ma utili per la crescita e l’evoluzione di questo gioco. Con il passare del tempo la fotografia divenne sempre più una costante nella mia vita. Ogni momento era buono per fare una foto, sia che mi trovassi a Roma circondato dall’arte, sia che mi trovassi in bagno. La realtà, pian piano, iniziò a perdere d’importanza. Ormai il soggetto cominciò a cedere del tutto il posto da protagonista all’astrazione stessa ottenuta tramite intense modifiche.
Il “come” divenne “cosa” e quest’ultima, come una chimera, andava a fondersi con la realtà che, nella mia visione artistica, ottenne il semplice ruolo di struttura geometrica su cui costruire tutte le mie sovrastrutture. Sebbene nei primi mesi di sperimentazione usai numerosi filtri diversi, con il tempo mi stabilizzai su uno stile che prevedeva e prevede tutt’ora solo l’utilizzo dei filtri base della fotografia, ossia: rgb, hue, negativo, b&n, luminosità e contrasto. Inizialmente il gioco partì con la premessa di creare arte astratto-geometrica simile a quella di Paul Strand. Non ci volle molto prima di discostarmi da ciò e abbracciare una visione colorata e del tutto divergente, quasi come un pazzo LaChapelle in chiave astratta. Quando si parla di arte fotografia lo spettatore medio tende a pensare a vecchie fotografie in bianco e nero, o di grande qualità per definizione e detagio, o a montaggi artistici o poco altro. Nessuno penserebbe mai ad una foto con la qualità “pixellosa” di un telefonino saturo di filtri e bruciature che accentuano spesso e volentieri l’imprefezione. Ma è proprio ciò che io adoro. Il mio strumento, tanto imperfetto quanto potrebbe esserlo una mano umana, i pixel, le bruciature e le sgranature sono il tocco del pennello digitale e non ci rinuncerei mai, anzi, mi diverto ad evidenziarli con una certa insistenza al fine di ottenere un effetto che simuli quello della pittura.
Le mie opere assumono quasi una dimensione e una realtà tutto loro, il che le avvicina talvolta anche al surrealismo. Non m’importa se ciò cozza con la visione dominante di astrattismo o meglio ancora di arte. Se seguissi le tendenze anche se esse non corrispondono ai miei gusti, non sarei più me stesso ma una delle tante copie.
La tecnica dominante nel cui la mia arte attualmente sembrerebbe essersi stabilizzata, consiste nella saturazione delle foto al fine di bruciarne i colori più luminosi e frazionare gradualmente le sfumature per poi, nel negativo, riempire tali vuoti di colore con i filtri rgb e ricominciare a saturare il tutto. Il risultato finale sembrerebbe una posterizzazione controllata in cui si riesce a decidere il colore ad ogni livello.
Premetto che l’astrazione deve avvenire nella testa dello spettatore non nel quadro. I titoli che utilizzo sono la mia personale visione ed essendone l’artista ho piacere nel proporla. Tuttavia, nessuna interpretazione è sbagliata.
Tengo a precisare, nel caso non sia trasparso, che non vi sono montaggi o modifiche locali, anche perché mi sarebbe stato impossibile con lo smartphone.