Biografia

Il campo d'azione nel quale l'artista Gino D'Ugo muove la sua ricerca presuppone un continuo scavo della propria identità autoriale, non inteso come estromissione dell'altro da sé, ma come costruzione che è al contrario condizione aperta di "riscrittura" del proprio io attraverso un insistente situarsi nella geografia, nell'esperienza e nel linguaggio. In questo esercizio di analisi e organizzazione del mondo esterno e degli stimoli provenienti dalle informazioni acquisite e dalle relazioni con le cose, la comunicazione con l'altro si rende anzi necessaria.
L'artista, dapprima svolge uno studio preliminare fatto di osservazione e ipotesi circa forma e sostanza, degli oggetti sì, ma anche dei luoghi, delle nostre emozioni e di noi stessi come spettatori-attori. Uno degli aspetti fondamentali sui quali D'Ugo ci obbliga a soffermare la nostra attenzione è quel confine sottile che separa le nostre attitudini convenzionali quotidiane dai nostri reali desideri e le nostre volontà, o il nostro muoverci e vivere di luogo in luogo perché parte di un sistema e non perché abbiamo reale consapevolezza di quale sia la meta da raggiungere; o ancora l'avere continuamente a che fare con oggetti che utilizziamo o desideriamo la natura dei quali ci sfugge immancabilmente.
D'Ugo provoca una pausa nel nostro flusso di pensieri attraverso il potere evocativo delle immagini per mezzo della forza plastica dell'uovo di gesso posto sul cemento armato e riprodotto nel momento di "eruzione" del contenuto pietrificato e reso immobile. Arriva ad allestire una piattaforma ricettiva in cui tutti i riferimenti possibili su tempo e spazio sono annullati, e invita lo spettatore ad entrare e fermarsi, sollecitandolo soltanto attraverso input canalizzati che testimoniano la presenza dell'etereo, dell'inconsistente, e abolendo così quel sottile confine tra forma e sostanza, immanenza e trascendenza che l'abitudine del vivere tende a nasconderci. Nel processo di creazione del lavoro artistico D'Ugo in ultima istanza non rinuncia mai all'affermazione di una dialettica tra piano empirico e concettuale.
La pratica di D'Ugo consiste nell'ideazione di codici, esperimenti teorico-pratici e accostamenti linguistici e funziona secondo leggi interne regolate dall'individualità dell'esperienza e dall'arbitrarietà del segno. Il bisogno dell'artista di decifrare, catalogare e sistematizzare oggetti presi a motivo, come l'Uovo, per stabilire ex novo un racconto esperienziale, lo conduce ad un lavoro di riflessione ossessivo e alla rappresentazione di quello stesso oggetto sotto le diverse forme deducibili per mezzo di sperimentazioni che implicano la necessità del calcolo, del disegno e della parola. Le Mappe, L'Uovo, la Piattaforma sono tutti e tre "raccoglitori" di possibilità, esercizio e conoscenza che D'Ugo studia approfondendo il loro valore dicotomico di contenitori e contenuti, significanti e significati.
La tecnica, la funzione e l'estetica delle opere dell'artista possono risultare reciprocamente contraddittorie tra di loro come nella monumentale E77S del 2013; in particolare in quest'opera, forse proprio in virtù della presenza del massiccio basamento cementizio sul quale sono adagiate delle uova, tale contraddittorietà contribuisce a giungere ad una concezione dinamica della forma intesa come slittamento che scaturisce in un continuo dentro-fuori e viceversa della percezione tra i vari significati degli elementi che costituiscono l'opera. Coazione che porta lo stesso fruitore, nella visione dei lavori dell'artista ad inseguirlo in questi passaggi tra concetto e forma.
La riproduzione dell'uovo nelle sue variazioni espressive costituisce in realtà un'unica grande opera totale - dallo stesso titolo -; gli spostamenti di significato e le alterazioni della forma creano molteplici incastri e collisioni e portano alla progressiva frantumazione dell'oggetto così come dell'opera totale che non trova più un unico riferimento ma si apre a relazioni mobili, all'accidente e alla precarietà e così facendo mantiene evidente il processo di creazione e di riflessione dell'artista, non si chiude alle possibilità d'interpretazione e non si conclude in una immediata traduzione.
L'appello alla spontaneità di decifrazione e di comportamento, e il forte richiamo dell'artista alle leggi del caso strettamente correlate al concetto di entropia, è in generale quello che emerge, se possibile maggiormente, anche di fronte agli altri lavori dell'artista fino alle più recenti Mappe.
il Cubo con inscritte parole-mantra, fa venire alla mente un contenitore di emozioni dal quale attingere, e D'Ugo ci da le istruzioni per l'uso: un cuore (ex voto) posto al centro del coperchio e velato da una pellicola di plastica. L'artista offre la scatola come un innesco, un gioco in grado di far scattare meccanismi associativi, e veicolare automatismi recuperando così l'azione dello spettatore-autore. La contaminazione tra vissuto e rappresentazione viene attivata per mezzo del legame dinamico che si instaura tra il comportamento e le reazioni dello spettatore durante l'esperienza di fruizione e l'ambiente (Piattaforma) o la struttura installata (Cubo), luoghi dell'esperienza. Se posti di fronte la Mappa nera ci trovassimo davvero in un viaggio esistenziale, questo non sarebbe caratterizzato da connotazioni spazio-temporali, bensì presupporrebbe la giustapposizione del corpo dello spettatore-attore all'immagine bidimensionale la cui proiezione-ombra fornirebbe le coordinate di un viaggio già dato.
Il risultato è una sorta di "spaesamento" in grado di sovvertire il comune senso e dimostrare la precarietà e l'instabilità di nozioni, sentimenti e attitudini che siamo abituati ad intendere come convenzionali. Molte delle pratiche dell'artista descritte finora sembrano rimandare alle pratiche di rivoluzione silenziosa auspicata dal movimento Lettrista prima e Situazionista poi. Il riferimento diventa diretto se guardiamo le tre Mappe: Campo d'azione per automatismi e percezioni, Geospirituale Geoemozionale e La possibilità di un luogo non cambia la causa dell'esistenza. Già dal titolo sembrano manifestare una chiara conoscenza dell'Urbanismo Unitario Lettrista degli anni '50 e delle tecniche di rovesciamento dei valori culturali dei Situazionisti quali la Psicogeografia e la dérive, come ricerche di interazione tra comportamento e spazio urbano.
E al Lettrismo di Isou si potrebbe addirittura far risalire l'importanza che D'Ugo attribuisce inizialmente alle lettere e ai segni, e poi alla parola finanche al testo, assunti come nuovo oggetto plastico, affiancati alle immagini e agli oggetti reali o pensati per essere autosufficienti.
La parola è necessaria all'artista per aggiungere ulteriori significati che non possono, pur nella loro contraddittorietà, sfuggire alle regole imposte dal significante, l'inscindibilità tra forma e contenuto è nel senso saussurriano arbitraria. Il disorientamento attivato dalle opere dell'artista rimanda alle condizioni e ai condizionamenti che non deve sopportare il corpo, ma lo spirito e le esistenze.
Alice Mirti