Inaugurazione con drinks il 15 settembre dalle 18.30 alle 21.
Opere selezionate per la mostra a Milano, presso la Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, dal 15 al 29 settembre:
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Producing Censorship"In un momento di continua diffusione dei mezzi di visibilità e di aumento della velocità dei sistemi informativi, c’è un sentito bisogno di riesaminare la discorsività attorno al concetto di censura come forma di limitazione o di redazione. Anche se vari governi, imprese, media e istituzioni culturali perseguono, col fine di influenzare l'opinione pubblica, una forma di censura tradizionale intesa come “negazione”, le agglomerazioni di potere - che sono sempre più fitte- oggi si focalizzano maggiormente sull’aumento e potenziamento dell'accumulo nella comunicazione e assumono un approccio proattivo nei confronti della lavorazione dell’informazione.
La trasformazione in atto della censura è caratterizzata da una molteplicità di meccanismi, tra cui l'accelerazione, la ripetizione, la produzione d’immagini, il raggiramento e la selezione del punto di vista sugli eventi, che hanno tutti contribuito alla riflessione sul concetto di censura come mezzo di produzione. Il prodotto finale di questi processi inonda la complessa rete d’informazioni con dati, racconti e immagini che, in ultima analisi, rendono instabile il rapporto tra verità e finzione. Come rileva l’artista e teorica Hito Steyerl: "Un fatto è qualcosa che è costruito." 1*
La censura come mezzo di produzione è un concetto incorporato anche nell’etimologia della parola stessa. Il censore non è solo chi registra e giudica, ma la sua denominazione deriva dalla radice antica “kans”: “parlare solennemente, annunciare”. La posizione del censore, cioè una figura che in qualche modo è fautrice di una retorica, è dunque attiva, e assume una maggiore rilevanza nel contesto contemporaneo della comunicazione diretta. Per “annunciare” s’intende “mettere in moto un processo di verifica“, un concetto che è in qualche modo simile alle delucidazioni sull’argomento di Michel Foucault. Nei suoi scritti, infatti, la verità non è vista come un monolite, ma piuttosto come "un sistema di ordinate procedure per la produzione, la regolazione, la distribuzione, la circolazione e il funzionamento delle dichiarazioni". 2* Se la verità è dunque un complesso sistema di produzione e diffusione, essa deve essere affiancata da sistemi di potere, gli unici capaci di sostenerla e trasmetterla. Foucault vede questo rapporto come interdipendente: “La verità è legata in un rapporto circolare sia ai sistemi di potere, che la producono e la sostengono, sia agli effetti di potere, che la inducono e la estendono.” “Un regime di verità". 3* Pertanto non è sufficiente essere in grado di parlare, ma piuttosto ciò che è detto deve essere sostenuto e potenziato. Allo stesso modo ciò che è visto deve essere riprodotto e distribuito, ed è all'interno di questo processo che l'artista ha un’immensa possibilità d’azione.
Il progetto invita pertanto gli artisti a riflettere sulle condizioni in cui le immagini sono censurate e le informazioni che sono prodotte, cercando di esporre l'apparato produttivo; a pensare in modo critico a cosa significhi oggi la censura e le molte forme che essa possa assumere.
L'invito è aperto ad opere d'arte di qualsiasi genere. Non è necessario che le opere siano nuove o inedite.
1* Hito Steyerl, “a fact is something which is made.” Da “Truth Unmade: Productivism and Factography,” 2009. Trad. ita
2* Michel Foucault “Truth" is linked in a circular relation with systems of power which produce and sustain it, and to effects of power which it induces and which extends it. A "regime" of truth.” Da “Truth and Power,” 1977. Trad. ita
3* Ibid.